Mi si chiede di illustrare il progetto di "February" per l'invio di una demo. Cosi' colgo l'occasione per rivolgermi direttamente a voi blog-lettori in una lingua meno barbara che l'albionico.
"February" nasce nei primi giorni di Genaio 2007, dopo un periodo emotivamente assai stressante per il sottoscrito, e la sottile, strisciante ma non meno impellente ricerca di tranquillita' in un inverno che mi stava lacerando. "February" - il brano - e' stato l'inizio di tutto. Ha dettato un mood particolare a quello che dovrebbe essere stato un album intimista e ricco di suoni, placidamente straziante, legato alla mia piu' recente fologorazione audiovisiva: il film "Love&Pop" di Hidaki Anno. Pian piano, in modo del tutto naturale, si sono poi formati i Tiny Tide - la band - e il progetto di un concept album incentrato sul film nipponico, dal tono lieve e laconico, ha lasciato spazio a ballate che pescano a piene mani in un background indie parimenti provinciale, c80 e svedese e un continuo rimbalzo di citazioni beatlesiane ( frutto del mio amore per l'eterna band di Liverpool) e improvvise folgorazioni estive. Per ora, di fatto, "February" e "Tiny Train" rimangono le uniche demo dell'album che traggono diretta ispirazione dalla pellicola, anche se ne prevedo un'altra in chiusura del progetto.
"Paul Rock", apprezzata da "Clever Square" e "Ten Thousand Bees", ma evidentemente non dalla band, forse anche per la difficolta' di arrangiarlo dal vivo senza farlo passare per una cosa eccessivamente idiota, e' un brano strumentale in apertura all'album, che dovrebbe fare da contraltare ad un altro brano in scrittura chiamato "Goodbye Lennon".
"February" - il brano - e' diviso in due parti. La prima ha a che fare con una ragazza che sta annegando in una piscina, la seconda si ricollega ai momenti precedenti. Il ritornello, giocato sulla rima "February/Heavenly", e' uno spassionato tributo alla cantante giaponese Tomoko Kawase. "Heavenly" viene qui utilizzato come gioco di parole a meta' fra "Paradisiaco" e "Ultraterreno". La prima demo e' quella che mi ha richiesto piu' tempo di lavorazione in assoluto rispetto a qualsiasi cosa che abbia mai inciso, riproducendo strati su strati su strati di sovraregistrazioni e strumenti anomali, cori e parti fischiettate. Il tutto evidentemente mixato non con la sufficiente cura e considerevolmente stonato. Le cose migliorano con la seconda versione, dove Simona Rovida mi da' una mano ad aggiustare la voce, rimanendo colpita dalla simbioticita' dei nostri timbri e prestandosi a registrare la seconda voce. Il brano viene riarrangiato da WildHeart in modo squisitamente elettronico.
"Needful Things" nasce dalla richiesta di Simona di scriverle un pezzo "alla Kate Bush". Il testo trae diretta ispirazione da una delle protagoniste del libro "Cose Preziose" di Stephen King, e del suo ritrovamento di foto e biglietto di un'amante del marito che allude ad alcune loro pratiche non propriamente religiose. Inciso e ritornello costituiscono di fatto il testo del biglietto. Sta alle due strofe costituire azione e parte narrante, suddivisa fra l'attimo in cui viene ritrovato e letto il biglietto (pt.1) e il recupero con rilettura del medesimo dopo averlo stracciato e buttato (pt.2). Non chiedete appuntamenti alla cantante della demo... perche' in realta' sono sempre io a fare gli acuti in falsetto (Porlock proponeva di farmi mettere una parrucca e trasformarmi in "Mark Blonda")
"Tiny Trains" è una porta aperta sui binari della follia, un po' a meta' fra Pink Floyd, Oasis, Pizzicato 5 e Flaming Lips. La strofa con relativo canone si ispirano alla passione coltivata dal padre della protagonista di "Love&Pop" per i trenini elettrici, diretto spunto narrativo per le nostre piccole esistenze di plastica. Il ritornello nasce invece da una strana considerazione che ebbi una domenica a pranzo durante una discussione famigliare: se gli animali in realta' un tempo fossero stati in grado di parlare ma avessero rinunciato al linguaggio prima di noi una volta capita l'inutilita' della cosa? Solo Wayne Coyne potrebbe darci la risposta, che forse corre su binari paralleli di un treno destinati a non incrociarsi mai.
"The Psychopath At The Club" e' la canzone piu' Jarvisjockerianamente biografica dell'album, nata dalla storpiatura di un mio amico sul titolo di una serie di serate indie dal nome considerevolmente simile. Collage citazionistici di brani piu' o meno indie, il brano è il tentativo di fotografare un periodo molto frenetico circondato dai personaggi disco-ballerini piu' brillantemente poser e paranoici.
"Girls From Ronta" è un divertissement bastato sulla considetazione che tantissimi brani indie tirino in ballo luoghi esotici come in "We're From Barcelona", "Train to Brazil", "A Man from Barcelona", "Postcards From Italy", "In Pamplona" e su come una band al giorno d'oggi non potesse esimersene per emergere dalla scena. Ecco cosi' la nostra "Country Girl From Mars". Ogni riferimento ad etichette discografiche indipendenti italiane all'interno del brano e' puramente intenzionale.
"Ginger Genie" e' semplicemente un brano rock tiratissimo che parla di una dannata gagina (ragazza dai capelli rossi). Tutto frutto dell'immaginazione. In realta', come per molte canzoni di questo progetto, ho prima pensato che il titolo fosse fico e poi vi ho costruito una canzone attorno che potesse esserne rappresentativa. Forse ho subito la sottile influenza di un episodio di South Park. Ma chiaramente solo a livello sub-atomico-bliminale.
"Revolutuion#2" va ad ammassarsi assieme alle beatlesiane "Revolution", "Revolution#1" e "Revolution#9". Diciamocelo. Morivo dalla voglia di scrivere questa canzone. Mentre di solito il mio processo creativo consta nel procedere di pari passo nello sviluppo di parole e melodia, per una volta ho voluto provare semplicemente a cantare a squarciagola in macchina durante un lungo tragitto e vedere dove mi portava la voce, anche per cercare di scrivere un brano piu' svincolato dal testo e incentrato sulla melodia. Alla fine le influenze sono state piu' Costelliane che Beatlesiane. Il brano e' carico di metafore, rabbia, power chords e cinica ironia, e punta a chiarire che l'unica vera rivoluzione possibile e' quella che parte dall'interno dei singoli individui a livello di massa.
"A Song For E.M.I." nasce come ballata alla Elliott Smith per consolare un'amica chiamata Amy, un po' giu' di morale. Ho pensato sarebbe stato divertente mischiare le carte e tarsformare le liriche pian piano in una risentita canzone sui soldi mai versati da una nota major ad un noto complesso musicale inglese ,sulla falsa riga delle canzoni di Paul sull'album "Abby Road". Beware: we're the next in line.
"Beach-Volley Field Forever" nasce nuovamente da una folgorazione sulla via di Cesenatico, dove ogni anno sempre piu' campi da gioco si mangiano metri e metri di spiaggia libera. La prima parte del brano parla della delusione nel ritornare in un luogodell'infanzia per trovarlo inaspettabilmente deturpato, cambiato. La seconda parte riflette lo stesso stato d'animo rapportato a una relazione amorosa. Fucking Beach.... Volley Field. Un amico dice che e' il brano piu' emo che ho scritto. In realta' e' uno dei rarissimi casi in cui ho ideato prima tutta quanta la melodia per poi scriverne il testo... cinque anni dopo! Sognavo di ascoltare una radio... e quando mi sono svegliato sono andato subito al piano per risuonare quella melodia. "Bella. Che cos'e'?" mi chiese la ragazza ancora nel letto. "L'ho scritta adesso. E' di Lenny Kravitz". Tutt'oggi non sono ancora sicuro al cento per cento se quella canzone fosse frutto veramente della mia immaginazione o se ci sia effettivamente lo zampino di quel geniaccio mulatto.
"Ketty Jesus" e "Go Ego Go" non faranno parte dell'album ma saranno incluse come b-side nel primo singolo. "Go Ego Go" è una cover di una band svedese chiamata Lacrosse, che si sta apprestando a ricambiare il favore. La demo che ho realizzato e' un po' piu' maranza, mentre la versione che sto provando con i Tiny vede in azione su un riff di chitarra spagnoleggiante un fantastico duello piano-violino fra Manuel e Porlock, dove regolarmente continuo a scazzare l'entrata del cambio di ritmica. "Ketty Jesus" è un vecchio brano (ma neanche troppo) composto per l'album incompiuto "Prego", e parla di una strana maratona all'inseguimento di un gatto portentoso piu' concentrato a miracolare se stesso che ad aiutare il prossimo. L'insolita metafora dell'amore visto come un affannoso e inutile rimpiattino, condizionato probabimente dagli allora attuali tedofori torinesi.
Questo e' quanto. Il resto dei lavori proseguira' dopo la nostra prima data live, ovvero post 2 Agosto. Tutto il resto e' feedback.
No comments:
Post a Comment