"Unfuzz Days is just a sweet, light, transient, floaty, wispy, pretty number that I really rather adore, and think is absolutely gorgeous, and has something strangely beautiful about it!"
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21 December 2010
Another great review for MoonTalKing :)
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moontalking,
recensioni
From "Fabtastic Music Blog":
12 December 2010
Tiny Steps
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moontalking,
recensioni
Sentireascoltare è stata una delle prime ezine "serie" a credere nel nostro progetto. Ai tempi dei primi demo mi avevano accostato ad Ariel Pink, che non conoscevo e sono corso ad ascoltare recuperando ogni tipo di pubblicazione di uno dei miei futuri eroi. Questa volta è il turno dei The Boo Radleys, su cui mi accingo ad indagare.
Che dire, mi ha fatto veramente piacere leggere questa recensione. Sono stato felice nel trovare un interlocutore in grado di comprendere quello di cui stavo parlando.
"E' da un pezzo che teniamo d'occhio il cesenate Mark Zonda coi suoi progetti sempre meno strampalati e sempre più a fuoco. Tiny Tide è la sua creatura "indie pop arcade rock", un quartetto che mastica neo-neo-psichedelia dalla grana lo-fi ora accomodante e ora sghemba, carezzevole e graffiante, una trottola di marzapane nel cervello guarnita di spezie e canditi, sogno tremolante tra cameretta, marciapiede e il prato delle delizie perdute.
Dopo tre ep e un recentissimo album di cover (Diskovery) omaggiante l'immaginifico bestiario del Nostro (Left Banke e Arcade Fire, Lou Reed e Apples In Stereo, Beatles e Blur...), eccoci al debutto vero e proprio con questo MoonTalkin, divagazioni atmosferiche e smagliature adolescenziali, misticanza John Lennon e Boo Radleys, bozzetti of Montreal e ghirigori Pecksniff, un Jens Lekman tra reminiscenze Aztec Camera e tentazioni Belle And Sebastian. E via discorrendo."
7 October 2010
Parlando della Luna
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I learn prosciutto,
moontalking

Così. Ci tenevo a usare il blog per la funzione che aveva ai primordi del web sociale: usarlo come diario personale per dire due cagate con qualche idioma italiano sulle pagine di questo blog di idee piccole piccole.
È da poco uscito il primo album "long playing" dei Tiny Tide a titolo "Moontalking", che poi anche i bambini dell'asilo e i nonni capiscono che vuol dire "Parlando alla Luna". Con la L maiuscola. Quella che si trova anche nella parola lunatico, come in Larry David, Lisa Kudrow, Lisa Marie Presley, Liz Phair, Leo Sayer. La stessa L maiuscola sulle labbra dei Flaming Lips.
La Luna. Protagonista di uno degli ultimi film di Fellini, da sempre la voce di pazzi e innamorati. Fissandola dal terrazzo di casa fin da piccolo più che la follia o l'innamoramento mi ha fatto sempre pensare ad un altro sentimento: la solitudine. Nel caso di questo album una solitudine aliena, l'impossibilità quasi fisica di trovare un interlocutore per i propri messaggi, o potersi rispecchiare in qualcuno che non sia un'immagine riflessa su un pozzo.
Bizzarro come esordio? In realtà non è neppure un esordio. La band è impegnata da due anni alla preparazione di un album chiamato "Febrero" (ma è già noto ai fan storici :) ) e Andrè degli Stars in Coma sta mettendo mano a mixing ed editing, i brani per il secondo sono già pronti, e sentivo semplicemente l'urgenza di fare parlare nuovi brani prima che si trasformassero in eco fossili già nate per suonare dal passato.
La possibilità di farli uscire per KinGem non poteva che essere una ghiotta occasione per chiedere a Naniiebim Studio di realizzare un artwork ad hoc e racchiudere il tutto sotto forma di concept album per distribuirlo su iTunes, Amazon, Spotify e compagnia bella :)
Bella lì
Left Off
Che in Ingleso quando un razzo parte o un album decolla si dice "Lift Off", se non fosse per il fatto che il razzo può anche partire senza di te e lasciarti a Terra. Magari se ne sono andati tutti... da qui "LEFT Off". Ragazzo solo/ Ragazza sola. Chitarre distorte e un countdown di Space Odditiana memoria ci introducono a...
We Are Animals
... una sorta di Phil Collins in versione Space Ace prende una sorta di aereo spaziale per recarsi sulla Luna, dove deve raggiungere suoi illustri colleghi musicisti per unirsi al coro di "We Are Animals", una canzone umanitaria di portata universale rivolta al cosmo.
Cosa mi ha portato a scrivere una canzone così assurda? Da tempo mi aveva affascinato l'idea di scrivere una canzone di protesta. Avevo provato con "Revolution#2", di cui esiste ancora una indecentissima demo, e avevo in mente uno spunto che forse utilizzerò più avanti. Parlandone con alcuni amici sono nati alcuni spunti molto interessanti. Perchè parlare di una causa specifica e non radunare tutto il male che l'uomo arreca alla Terra e alla natura? E perchè non rovesciare la prospettiva e ammettere onestamente quanto sia figo consumare, bruciare, sfruttare, nutrirsi in modo irresponsabile, selvaggio ed in modo appagante per il proprio ego? Non fanno così tutti gli animali? "We Are Animal" è una "We Are The World" rovesciata.
Del Live Aid mi aveva colpito molto l'episodio iperbole di Phil Collins, che ha suonato con i Genesis a Londra correndo a prendere un super jet alla fine del concerto per fare in tempo ad arrivare in America a cantare in coro con Michael Jackson, Lionel Ritchie e soci. Ecco perchè Phil è diventato di fatto protagonista di questo assurdo brano visionario, che per essere ancora più esagerato doveva includere più generi e variazioni possibile, dal Rap ad un coro di bambini alla fine del brano. I bambini non li ho trovati, vi dovete accontentare dei miei indecenti falsetti.
Musicalmente il brano risente molto degli ascolti di John Mellencamp, Grandaddy, Charlotte Hatlerley, Alice Cooper. Basso Stagg, chitarra Gretsch, Alesis Micron, come quasi per tutto il resto dell'album.
Questa canzone ha veramente diviso tra sostenitori entusiastici e persone che preferiscono quando scrivo canzoni semplici da meno di 3 minuti solo con la chitarra acustica.
Rock in the Empire
Questo brano ha un paio di estati alle spalle. Il brano è stato inciso e mixato da Phillip Lockwood-Holmes dei LeBleu, ed hanno partecipato Ricky Beatley alla chitarra elettica e Ian Braitheaite al contrabbasso. Il brano è un vero e proprio poema epico moderno, tra Brian Wilson (almeno nelle intenzioni di Phil) Roger Waters e Iggy Pop. Il brano parla di un ragazzo che parte in moto verso una discoteca in Germania trovandosi ad immaginare come dovesse essere stata la vita ai tempi dell'Impero Romano osservando la decadenza dei giorni notri. È stato realizzato un montaggio video con spezzoni di "Roma" di Fellini.
Manga Nurse
Ero veramente indeciso sul nome da dare a questa canzone. Alla fine un'amica, vagliando le proposte che le avevo paventato, ha detto che non potevo assolutamente esimermi dal chiamare il brano "Manga Nurse", il nome su cui avevo più perplessità. La motivazione? "Devi ASSOLUTAMENTE chiamarlo così! Sono convinta che NESSUNO ha mai fatto una canzone con un titolo del genere!". È un brano pieno di entusiasmo ed energia, con effetti molto particolari sulle chitarre. Risente molto degli ascolti di brani anni 50 su testo, intenzione e giro di basso. La nostra cover di "Jonie don't u worrie" degli Apples in Stereo nel cantato. Il brano, dedicato ad un'amica, è il ritratto di questo autentico personaggio surreale da fumetto capace di cose impossibili e di catalizzare l'attenzione su di se in tutte le maniere possibili. Il finale ricorda involontariamente un po' i Talking Head e il Bowie di Alladin Sane/Pin Up. Sono molto soddisfatto delle batterie, e in linea di massima di tutta la canzone.
Lust for Club
Giulia Gianni potrebbe essere il nome di un film di Cameron Crowe. Invece si dà il caso che sia una vera e propria persona in carne ed ossa e faccia la DJ per una radio di Roma. Durante uno sfogo su un popolare social network (chissà quale) spiattella una lapidaria incazzatura contro non precisati figuri legati al mondo universitario. Il che mi da da pensare: "Se tradotto in Inglese sarebbe un attacco perfetto per una canzone di Iggy Pop". L'idea è subito piaciuta a Giulia, e ho proceduto in modo molto convinto e spedito al resto della canzone, con mille citazioni e riferimenti a oscuri fatti di cronaca e indie club ancora più bui. Non c'è una frase di questa canzone di cui non sia soddisfatto. Il crescendo del cantato e dell'esecuzione ed il cambio finale raggiungono sia nella prima versione che nella reprise una coralità e una dinamica che difficilmente sono riuscito a raggiungere in altre canzoni. Iggy Pop nelle intenzioni, ma a detta di tutti di fatto i Pulp. Propbabilmente sono l'unica persona a preferire la prima parte alla reprise, incisa una sera di getto in modo misterioso e quasi innaturale. Eccezionale la parte di Manuel Magnani al violino, molto sentita e ispirata, in grado di dare maggiore spessore ed epicità al brano. Bravo Manuel!
Unfuzz Days
Questa canzone nasce musicalmente da un esperimento di "drop down" sulle corde della chitarra e da una strano stato d'animo da cui ero stato pervaso durante l'estate del 2010. Alla fine è venuto fuori un brano sospeso tra Eels, Elliott Smith, Tiger Tiger e Beatles. Il testo e il sentimento della canzone nasce dal mio vagare in una Cesena completamente deserta durante le domeniche estive. Ero rimasto particolarmente colpito dall'allestimento di una festa dedicata a disabili e ragazzi con gravi handicap. Cosa c'era da festeggiare? Che senso poteva avere per loro? Molti pensano ad Unfuzz come imprecisione grammaticale, in realtà "Unfuzz" non viene usato come aggettivo ma come attributo legato alla sottocorrente musicale, un po' come diventerebbe impreciso scrivere "Poppy Nights" al posto di "Pop Nights".
A Great Indie Nights
Una canzone scritta di getto per un amore lontano, immaginandomi già direttamente il momento dell'addio. Solo una chitarra, un basso e la batteria. Le melodie probabilmente risentono degli ascolti di Simon & Gartfunkel e The La's. Chiaramente piace a tutti quelli che non sopportano "We Are Animals" e viceversa. Un brano molto semplice e viscerale. La sera in cui l'ho scritto c'era la chiusura stagionale del Covo Club di Bologna. Il flyer prometteva "Una grande serata indie" per tutti quanti.
I Would Say
Già apparsa nel "Wildheart EP" il brano vede il supporto di un sontuoso arrangiamento elettronico da parte di Stefano Lanzavecchia e un assolo epico di Dendrix degno di David Gilmour nel finale. Il brano originale risale addirittura al 1996. E' presene nell'album a nome Mark Zonda "Feel the Blank" con il nome "Io Vorrei", composto in un pomeriggio dopo una folgorante visione televisiva di un entusiasmente match di Anna Kournikova.
The Smiths And The Cure
Questa è apparsa anche come singolo per l'americana Vulpiano Records, e vede la mastodontica presenza di tutti i Tiny compreso Porlock e Mike Leffe: penso che tra me e Dendrix ci siano 6 livelli solo di chitarre ritmiche. Esiste anche una versione remixata da Andrè degli Stars in Coma e un'assurda versione che supera il wall of sound chiamata "TS&TC#9", una vera e propria cascata di suoni.
Il brano nasce dall'idea di dare una risposta a "The Beatles & The Stones" degli House of Love. Se musicalmente è stata definita "Gli Smiths suonati dai Cure che suonano come i Tiny Tide" e qualcuno l'ha perfino accostata ai "Man at works", i testi partono dal mio tentativo di rievocare la sensazione di claustrofobico timore che mi trasmettevano i video dei Cure dal televisore quando ero piccolo trasformandoli in un incubo sci-fi dove i mostri dei loro clip escono fuori dallo schermo per colpire come una piaga letale tutti i giovani alternativi che li seguivano dalla televisione. L'unica speranza di sopravvivenza e riscatto viene dalle persone anonime e conformiste, che con l'aiuto dei grandi eroi romantici del passato trovano una via per debellare la piaga e crare un ordine nuovo. La parte centrale del brano, la più Smithiana, mi è stata ispirata da un articolo di giornale. Sembra che i cittadini londinesi avessero protestato contro l'oscena proposta di ricorrere a "bare a castello" per raddoppiare lo spazio del cimitero centrale. Inevitabilmente il trafiletto mi ha ricordato i morrisseiani "Double-Decked Buss".
Tutti i Tiny insuperabili in questo brano. Una buona anteprima del prossimo "Febrero". L'assolo di Dendrix irripetibile.
Moontalking
Era notte fonda, c'era freddo, tanta neve, ascoltavo la radio. Ripetutamente. Come una costante. La costante di un inverno in cui avevo trovato riparo da ogni cattivo pensiero, isolato nel mio guscio come un rifugio soprannaturale. Innamorato di fantasmi, come sempre. Sono riuscito a raccogliere uno stato d'animo ben preciso con questo brano strumentale. Almeno per quanto mi riguarda. Sono partito con un'intenzione ben precisa. Utilizzare un accompagnamento di batteria più cadenzato possibile, una chitarra pulita arpeggiata con accordi difficilmente prevedibili e nientaltro che synth. In testa c'erano i Beach House, ma il brano è venuto fuori talmente berlinese da sembrare quasi un Bowie d'autore! Probabilmente il brano migliore dell'album. Forse perchè non canto.
Plain Little Game
È stato un assoluto piacere collaborare a questo brano con Marilyn Roxie, e potermi avantaggiare della sua preziosa collezione di synth vintage. Ho improvvisato un tema sul suo tappeto sonoro che è stato in grado di sfruttare una tonalità della mia voce molto più dark wave che ancora non avevo cominciato ad esplorare, e mi diverte veramente un sacco usare. Il brano parla di due figure immortali che si fronteggiano nel gioco degli scacci, lasciando adito a diverse ambiguità interpretative. Giuro che ancora Jacob non aveva fatto la sua comparsa su Lost!
FOG
La prima stesura di questo brano risale a quando avevo 18 anni. Una delle prime cose che ho scritto avvalendomi solo di due registratori mono e una tastiera Casio con 4 spazi sampler. Forse in qualche cassetta ho ancora quella demo assurda. Non che questa versione psy-folck sia da meno. Il brano era stato inizialmente concepito per il secondo album di futura futura pubblicazione "TenneT", sotto incitazione del nostro batterista Mike Leffe di scrivere un brano sulla nebbia.
"Ma io l'ho già scritto!", fu la mia pronta risposta.
Ancora una volta Iggy Pop il punto di riferimento principale nel cantato. L'arrangiamento molto complesso e articolato fa in modo che a tutte le persone a cui è piaciuta questa abbiano gradito anche "We Are Animal" e compagnia bella... Nebbia sulla Luna. Come le fasi lunari che accompagnano le indicazioni dei brani sulla copertina al posto dei classici numeri delle tracce, alla fine scompare tutto, dissolto in un mare indistinto di nebbia su un mondo deserto e alieno. Rimane l'ultima trccia. Il silenzio.
11 September 2010
Here comes the album!
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moontalking,
release

The album is released as CDR by Kingem Records. You can check further details there and in the CD art.
The album features some collaborations with WildHeart, Phillip Lockwood-Holmes from LeBleu and the american artist Marilyn Roxie, owner of Vulpiano Records.
Here's the tracklist:
Tiny Tide
“MoonTalking”
01 – Left Off
02 – We Are Animals
03 – Rock In The Empire
04 – Manga Nurse
05 – Lust for Clubs
06 – Unfuzz Days
07 – A Great Indie Night
08 – I Would Say
09 – The Smiths and The Cure
10 – Moontalking
11 – Lust for Clubs (reprise)
12 – Plain Little Game
13 – Fog
You can check some previews on Kingem Soundcloud, The Last.FM Page, and soon on OurSpace and iTunes.I really love the songs. Hope you'll go on the Moon for them too. See ya on the other side.
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